A meno di non chiamarsi Germania.
Ma senza l'Euro dovremmo fare un salto nel buio.
Una delle argomentazioni preferite di coloro che sono spassionatamente a favore dell'Euro come moneta unica Europea è che l'Euro permette ai vari paesi Europei di accedere al mercato del prestito nazionale a costi bassi (ovvero emettere titoli di stato a bassi tassi).
E che naturalmente se alcuni paesi dovessero uscire dall'Eurozona, questi verrebbero fortemente puniti in quanto dovrebbero offrire dei tassi di interesse molto più elevati con le immaginabili conseguenze.
Il ragionamento sembra molto logico ma ha solo un piccolo difetto.
Non è storicamente corretto.
Ovviamente è estremamente difficile prevedere una futura reazione dei mercati finanziari, ma è invece estremamente facile verificare lo stato storico delle cose, ovvero cosa accadeva a questo riguardo negli anni passati e quindi in questo caso prima dell'avvento dell'Euro.
Una attenta analisi di John Greenwood della Invesco ci fornisce questi dati, come riportato anche dal Sole 24 Ore, e ci ricorda che nel 1997 I BTP Italiani erano assestati allo 6,1%, quelli Spagnoli al 5,9 e leggermente sotto il 6% viaggiavano anche i Bond di Irlanda, Portogallo, Francia e Germania.
Di questo gruppo come al solito il paese che pagava meno interessi era la Germania posizionata al 5,5%.
Si scopre così che nel 1997 la nostra Italia pagava circa gli stessi tassi di oggi.
E lo faceva senza molti clamori, senza eccessive tensioni e in aste dove la domanda di titoli era quasi sempre largamente superiore all'offerta.
Si scopre anche che la vera beneficiaria (almeno per quanto riguarda la vendita dei propri Bund) dell'attuale sistema legato all'Euro oggi è in realtà solo la Germania che riesce a collocare titoli al 1,4% nominale che equivale ad un incredibile rendimento reale negativo.
Ovvero che grazie all'Euro oggi la Germania riesce a finanziare il proprio fabbisogno finanziario in maniera del tutto gratuita.
Mentre invece tutti questi travagliati e tormentati paesi dell'EuroSud devono digerire l'amara pillola dei tassi alti a livello pre-Euro senza più però avere in mano la possibilità di gestire una propria politica economica di valuta nazionale, politica che, nei tempi passati rimpianti oggi da alcune anime nostalgiche, permetteva delle rapide svalutazioni valutarie che ridavano slancio e competitività all'economia.
Senza dover menzionare troppo la tanto detestata parola Austerità.
Si potrebbe anche tornare indietro.
Ma per farlo sarebbe necessario un gran salto.
Salto che molti pensano sia un salto nel buio.
Corrado Colombini
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