Prestiti a Rilento, Industria in Crisi...Italiani si Danno alla Cucina
La grande forza del Paese Italia è sempre stata la piccola e media industria che, unita alla inventività, design e capacità imprenditoriali degli Italiani, aveva creato ricchezza esportando la famosa produzione Italiana “Made in Italy” nel mondo intero.
Questo purtroppo, secondo la Coldiretti, sembra oggi essere una cosa del passato visto che le nuove generazioni di Italiani hanno deciso di buttarsi sulla gastronomia, studiando per diventare cuochi o per lavorare nel settore alberghiero e dell'ospitalità in un rapporto approssimativo di due a uno in relazione a chi oggi studia per avere una carriera in fabbrica.
Sarà forse colpa della difficilissima situazione di molte piccole e medie aziende che, strangolate tra gli assurdi pesi fiscali, la mancanza di assistenza dal settore bancario che non concede prestiti, la continua recessione nazionale, l'avere una moneta l'Euro dal valore troppo elevato in relazione alle altre valute internazionali, oggi hanno davanti un futuro sempre maggiormente negativo.
Basti anche aggiungere che, tra il 1999 e il 2012 il costo del lavoro nominale per unità di prodotto è aumentato in Italia per più del 36% e per meno del 10% in Germania e si comprende immediatamente come, anche all'interno dello stesso blocco dell'Euro, la competitività del nostro paese sia veramente crollata rendendo, checche ne dicano i nostri poco sinceri se non totalmente sprovveduti uomini politici, semplicemente impossibile per una multinazionale persino il pensare di avviare una attività produttiva in Italia.
A meno che naturalmente non vi siano fortissime ragioni compellenti quali generosi aiuti statali a spese dei contribuenti o una produzione destinata quasi totalmente al nostro mercato e dallo scarso valore aggiunto con un conseguente alto costo di trasporto.
Se poi si fosse anche competitivi la anacronistica struttura sindacale Italiana basterebbe da sola a far deviare gli investimenti altrove, come ben sanno (ma naturalmente si guardano bene dal dire) i leader sindacali Italiani.
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Sarà forse colpa della difficilissima situazione di molte piccole e medie aziende che, strangolate tra gli assurdi pesi fiscali, la mancanza di assistenza dal settore bancario che non concede prestiti, la continua recessione nazionale, l'avere una moneta l'Euro dal valore troppo elevato in relazione alle altre valute internazionali, oggi hanno davanti un futuro sempre maggiormente negativo.
Basti anche aggiungere che, tra il 1999 e il 2012 il costo del lavoro nominale per unità di prodotto è aumentato in Italia per più del 36% e per meno del 10% in Germania e si comprende immediatamente come, anche all'interno dello stesso blocco dell'Euro, la competitività del nostro paese sia veramente crollata rendendo, checche ne dicano i nostri poco sinceri se non totalmente sprovveduti uomini politici, semplicemente impossibile per una multinazionale persino il pensare di avviare una attività produttiva in Italia.
A meno che naturalmente non vi siano fortissime ragioni compellenti quali generosi aiuti statali a spese dei contribuenti o una produzione destinata quasi totalmente al nostro mercato e dallo scarso valore aggiunto con un conseguente alto costo di trasporto.
Se poi si fosse anche competitivi la anacronistica struttura sindacale Italiana basterebbe da sola a far deviare gli investimenti altrove, come ben sanno (ma naturalmente si guardano bene dal dire) i leader sindacali Italiani.
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Redazione Prestito.it - 2013-10-27
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