Il drammatico Credit Crunch delle Banche Italiane e l'aumento della disoccupazione in Italia sta generando un fenomeno socialmente preoccupante.
Dopo il boom del "Compro Oro", dove le famiglie in difficoltà si sono rivolte in massa già nel biennio 2011-2012 per integrare (con la vendita di una catenina o un anello d'oro) di qualche 100 euro il proprio bilancio mensile, il 2013 pare l'anno dei
"Prestiti su Pegno"Secondo una indagine (a cura del Sole 24Ore) sono ormai circa 40 gli Istituti di Credito (Banche e Finanziarie) a concedere Prestiti su Pegno a causa della domanda sempre maggiore da parte di Italiani in difficoltà economica che richiedono un Prestito Personale, sovente, senza disporre di una busta paga che derivi da un contratto di lavoro da dipendente a tempo indeterminato.
Come la Redazione di Prestito.it ha avuto più volte modo di segnalare le Banche e le Finanziarie Italiane hanno, da molto tempo, praticamente bloccato i Prestiti Personali ad Autonomi e Precari, rivolgendo tutte le loro attenzioni (oltre che ai Titoli di Stato) ai Dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato (meglio se con cessione del quinto dello stipendio) , prediligendo ovviamente i Dipendenti Pubblici a quelli di Imprese Private ed ai Pensionati.
Peccato però che se il Credito viene concesso solo a Dipendenti della Pubblica Amministrazione e Pensionati, il settore privato che deve generare lavoro e crescita economia sufficiente a pagare anche gli Stipendi dei Dipendenti Pubblici e le Pensioni (quindi di fatto anche a rimborsare i Prestiti concessi loro dalle Banche Italiane) rischia di non poter crescere o peggio di collassare.
Ma i tartassati Italiani, che tutto sommato sono stati sin'ora molto tranquilli nei confronti del Governo e della Politica, rispetto a Greci, Spagnoli, Irlandesi e Portoghesi, cosa fanno ? ... anche se ne nessuno gli da più Credito sulla base della propria capacità di generare reddito, si rivolgono a quelli che una volta venivano chiamati "monte di pietà", ovvero chiedendo un "Prestito lasciando in Pegno un loro bene", nella speranza di poterlo riscattare quando la propria situazione economica fosse migliorata.
C'è da dire però che questi Prestiti su Pegno vengono prevalentemente chiesti da persone che vogliono tentare di superare le difficoltà economiche contingenti, pagare le bollette, fare la spesa per mangiare e pagare le tasse.
Quindi NON generano alcun investimento nel lavoro e non possono essere un volano per la ripresa.
Apparentemente i Prestiti su Pegno sembrerebbero "un altro grave errore da parte delle Banche Italiane" se non accompagnati da Prestiti a lavoratori autonomi e Piccole e Medie Imprese, il lavoro e la crescita e l'unico antidoto contro questa crisi economica particolarmente aggressiva e costantemente alimentata dall'introduzione di nuove tasse al solo fine di mantenere un livello di Spesa Pubblica (improduttiva) ormai totalmente fuori controllo.
L'Italia avrebbe probabilmente molto bisogno di "segnali forti" come quelli arrivati in questi giorni dagli Stati Uniti (shut-down, 800 mila dipendenti dello stato federale ai quali è stato sospeso lo stipendio a causa di mancanza di fondi) o ancora dall'Irlanda che ha cancellato il Senato, su iniziativa stessa dei Senatori che hanno sottoscritto l'abolizione poiché giudicato un inutile spreco di denaro pubblico inaccettabile (anche se si trattava di soli 20 milioni di euro l'anno) in un momento in cui lo stato Irlandese chiede sacrifici al popolo proprio a causa della crisi economica.
Ma apparentemente il Governo e la classe Politica Italiana è in grado di guardare solo ai modelli esteri e Europei più "gradevoli" ... egli stessi.
Tornando però al preoccupante fenomeno dei Prestiti su Pegno, c'è da aggiungere che il rovescio della medaglia del vantaggio di essere erogati con grande rapidità, è certamente lo svantaggio della breve durata, solitamente 3 - 6 mesi.
Unitamente all'erogazione del Prestito al beneficiario viene rilasciata una polizza con la quale potrà riscattare il bene lasciato in Pegno alla scadenza del Prestito.
Infatti il proprietario del bene giunta la scadenza del Prestito dovrà decidere se rimborsare il denaro ricevuto più gli interessi pattuiti e riscattare il bene o richiedere un posticipo del rimborso (pagando ulteriori diritti di custodia del bene) oppure lasciare che il bene dato un Pegno finisca all'asta.
Al momento le statistiche di Unicredit (Monte dei Pegni), evidenzierebbe che solo il 5% dei beni lasciati in garanzia finiscono all'asta poiché non riscattati dal proprietario alla scadenza del Prestito.
Se a qualcuno poteva sembrare che il successo dei
Prestiti con Cessione del Quinto dello Stipendio evidenziasse come
il settore del Credito in Italia stesse raschiando il barile, probabilmente oggi quelle stesse persone, di fronte al ritorno dei tanto amati (tra il 1500 ed il 1800)
"Prestiti su Pegno", sono portate a pensare che
il settore del Credito adesso stia cercando di raccogliere qualche briciola caduta fuori dal barile.Il tutto accade, molto tranquillamente, in uno Stato che con un Debito Pubblico a 2075 miliardi di euro, che incide per il 134% sul PIL (intero Prodotto Interno Lordo Italiano) si "permette" di continuare allegramente ad aumentare la Spesa Pubblica che purtroppo nel 2013 supererà abbondantemente gli 800 miliardi di euro.
Michele Bini
--
Redazione - Prestito.it
www.prestito.itredazione@prestito.it